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 Corriere della sera 9/4/99

 Chi non vuole dedicare l'Arena a Gianni Brera?  

Caro Montanelli,
Mi piacerebbe che le vicissitudini di una decisione ampiamente condivisa dalla città, fatta propria dal sindaco, giusta e direi quasi doverosa, potessero essere raccontate con l'ironia e la passione che erano di Brera. Ma il colto linguaggio di un padano che aveva saputo trasformare in luce la sua nebbia di terricolo si è spezzato. Così, senza la sua capacità di mordere in lievità, cercherò di spiegare perché l'Arena, se non avverrà un miracolo lombardo, molto difficilmente sarà dedicata a Gianni Brera. L'idea di inaugurare questo simbolo milanese coniugandolo da subito al nome del grande giornalista era nata molti mesi fa, anche per la consonanza trovata con Giannola Nonino, Cesare Romiti e Ottavio Missoni. Era tutto pronto: la data, il comitato promotore, l'appoggio dell'opinione pubblica, che è rimasto anche dopo l'azzoppamento della proposta. Per motivi che non conosco, o che forse non ho compreso, il Consiglio comunale è stato però di parere diverso: ha chiesto cioè con un pubblico voto di dedicare a Brera una grande manifestazione sportiva, rendendo così impossibile la realizzazione della volontà originale. Rispetto le legittime diversità di opinione e le competenze. Dunque non mi resta che sperare in un sempre possibile ripensamento del Consiglio, e nel frattempo rammaricarmi con lei, Del Buono e le centinaia di migliaia di milanesi che ritengono assurdo non onorare Brera nella struttura che più gli assomiglia.

Gabriele Albertini, sindaco di Milano
Caro Sindaco,
La ringrazio molto per la prontezza con cui lei risponde al mio appello, o meglio all'appello di Del Buono, che però reca anche la firma mia. Credevo che fossimo noi due e pochissimi altri a chiedere che Milano desse un segno di ricordo di un giornalista che in tutti i sensi la onorò e vi ha lasciato una traccia. Vedo invece, ma con gioia, che la paternità della proposta non è nostra. Anzi, era stata già avanzata da cittadini più illustri di noi. Tanto illustri e - da quanto lei mi dice - tanto numerosi, da rendere incomprensibile il fatto che questa idea, sebbene abbia anche l'incondizionato appoggio del Sindaco, non solo stenta a decollare, ma rischia addirittura di abortire a causa... Già, caro Sindaco: a causa di che, o di chi? Capisco che le sto rivolgendo una domanda importuna e forse anche maleducata. Ma sono convinto che, se non gliela faccio io, gliela faranno quelle centinaia di migliaia di milanesi che lei mi assicura pienamente consenzienti al progetto della dedica a Brera di qualcosa che somigli a Brera e non si esaurisca in una delle solite scampagnate domenicali, cui la più parte della gente partecipa senza neanche sapere per chi e per cosa sono state indette. Lei mi dice che la dedica dell'Arena a Brera, il Comune, Sindaco in testa, l'aveva già fatta sua in tutti i suoi particolari, e che a bocciarla, o meglio a tradurla in quel miserevole surrogato di festa campestre, è stato il Consiglio. Non posso dubitarne: Albertini non mente. E proprio perché non mente, non posso nemmeno chiedergli chi nel Consiglio ha manovrato per un giochetto del genere e a quali fini. Non posso chiederglielo prima di tutto perché forse non lo sa; eppoi perché, anche se lo sapesse, la correttezza gl'impedirebbe di dirmelo. Posso però suggerire ai miei giovani colleghi della cronaca milanese il consiglio di ficcare un po' il nasino in questa faccenda di cui non voglio esagerare la portata, ma che non fa onore alla cittadinanza milanese, e che forse nelle sue pieghe nasconde qualcosa che ci aiuterebbe a capire un po' meglio come funzionano, o meglio non funzionano certi meccanismi e perché tante buone iniziative rimangono sulla carta. Lei, caro Sindaco, accettò l'incarico di Palazzo Marino (ne fui io stesso buon testimone) dopo molte esitazioni e solo perché alla fine convinto di poter amministrare Milano,come sembrava garantire la nuova legge elettorale. Ne è ancora convinto? Ha ancora la speranza che l'onestà, il buon senso e l'impegno bastino a un Sindaco e alla sua Giunta per venire a capo del groviglio di regolamenti in cui sono irretiti e della guardia che ad essi monta quell'orrido ma invulnerabile mostro che si chiama burocrazia, la peggiore d'Europa? Veda un po', caro Albertini, dove ci ha portato il discorso su Brera. Gliene chiedo scusa e la esento dal rispondermi. Volevo soltanto farle capire che la capisco. Ma forse non c'era bisogno nemmeno di questo.

Indro Montanelli



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