"La grande forza di Brera era la sintonia istintiva e totale con lo spirito dello sport. Nessuno ha mai bilanciato in maniera tanto armonica, nella narrazione delle gare, la giusta serietà e la doverosa ironia, la nuda cronaca e l'ingegnosa metaforizzazione, la nobiltà aristocratica del gesto sportivo e la sua visceralità popolaresca, nessuno ha mai colto con cosî felice freschezza l'inscindibilità dell'aspetto umano e di quello tecnico.
Si puo' discutere se Brera abbia scritto di sport sempre nel modo più gradevole.
Certamente pero' ne ha scritto sempre nel modo più giusto. In questo senso, nei suoi articoli, Brera e lo sport sono stati una cosa sola. Cio' spiega come mai egli abbia potuto inondare il lessico sportivo di una quantità impressionante di neologismi ( "libero", "centrocampista", "cursore", "pretattica", "palla gol "; ma anche lo splendido "intramontabile" ) contribuendo a riformulare persino il gergo tecnico delle varie discipline: non era lo sport ad attingere a Brera né viceversa, si trattava piuttosto di un'unica sorgente.
La prolifica inventiva terminologica, certo l'elemento più interessante della sua prosa assieme al gusto nel conio dei soprannomi, era indubbiamente consentita da una piena e ammirevole padronanza linguistica. Ma in quel mescolare riferimenti colti a suoni onomatopeici e a espressioni tratte dal dialetto e dal sottodialetto padano pulsava qualcosa direttamente proveniente dalla sua sensibilità contadina. Era questo che lo rendeva comprensibile alla gente, a dispetto della prosa ostica".
Remo Bassetti