Gianni
Brera è stato uno dei migliori giornalisti di questo secolo. Avesse scritto
in inglese, la sua sarebbe stata una
prosa destinata a lunghi studi altrui e in tutto il mondo, perché avrebbe
meritato questa attenzione. Aveva un
modo eccelso di esprimersi. Non conosceva i luoghi comuni, detestava il ritmo
sconnesso delle frasi mal tornite,
disponeva di un vocabolario ricchissimo, al quale ogni tanto aggiungeva
lemmi che poi passavano nell'
uso degli altri.
Da italiano, scriveva per la gente, tutta la gente, anche quella meno
provveduta. Specialmente quella che
ravvisava nel gioco del calcio il massimo argomento, sul quale dirigere la
propria attenzione, e i propri sforzi per
capirne il possibile.
Popolarissimo,
quindi, usava però gli artifici linguistici
delle persone colte. Addirittura
aveva saputo inventare un lessico elegantissimo, raffinato, ma anche
legato al linguaggio della sua terra
di nascita con effetti d' evidente nobiltà letteraria, anche sulla
pagina del quotidiano. Nessuno è riuscito
mai a fare altrettanto. Era, cioè, un grande scrittore. Dovremo aspettare
molto e per alcuni, come me, sarà
anche troppo per rivederne un altro simile.
Ho detto che era colto. Non so che cosa sapesse. Ma certamente non saprei
dire che cosa non sapesse. E
profondamente.
Era nato a San
Zenone al Po nel 1919, morì dalle parti di Codogno nel 1992, all' età di 73
anni, poco lontano dal luogo dov' era
nato. Ma tra il partire da un luogo e arrivare nell' altro, ci aveva
messo in mezzo dei giri del mondo infiniti.
E viaggi, e viaggi ancora, per raccontare la sua favola sempre più affascinante.
Giôanbrerafucarlo,
come amava presentarsi, non morì di vecchiaia. L' auto
sulla quale viaggiava, dopo un
incontro con gli amici a cena (e che non guidava lui, naturalmente) fu
investita bestialmente da un bruto, pare
ubriaco, che pensava di essere un campione del volante. E, invece, era solo
un assassino.
Il motivo di questa mia
lettera è semplice. Ho cominciato a fare il giornalista usando la
novità del tempo, la Lettera 22. E' passato mezzo secolo da allora.
La notizia che Brera era morto me la diedero tutti i giornali. E
morto a quel modo. Ora, non uso più la portatile, ma m' ingegno con
e-mail e Internet. E non riesco però a sapere una cosa. Che cosa,
cioè, sia successo dell' uomo che ha ucciso a freddo il mio amico
Gianni Brera. Non mi renderebbe lieto, saperlo sprofondato in un
carcere giustamente tremendo. Ma non ne sarei disperato.
C' è
qualcuno che mi sa dire quale Magistrato abbia fatto Giustizia e come? Il
reato fu grandissimo: perché Gianni
Brera era stato un dono di Dio, il quale manda gli uomini sulla terra,
ma come dimostra questo tremendo
incidente d' auto non tutti di buona qualità.
Tutti siamo stati
danneggiati, da questo delitto. Io, per parte mia, che per questo
delitto ho sofferto, voglio sapere a che punto siamo. Tutto qui.
Senza rancori, ma senza nessuna intenzione di perdonare.
Marco
Mascardi
E-mail: mascardimarco@infuturo.it