" La mia storia con lui comincio'nel '66. L'Italia giocava a Parigi
contro la Francia, era la prima partita da titolare. Avevo esordito
qualche tempo prima contro l'Ungheria a Budapest. Facemmo 0-0: il giorno
dopo sulle pagelle Brera mi dette un 5. Aveva scritto che dovevo
crescere. Aveva ragione lui, avevo poco più che vent'anni, di strada
dovevo farne ancora molta. Avevamo stima l'uno dell'altro: dopo quel 5
tante volte mi avrebbe aiutato dandomi un volto più alto di quello che
effettivamente meritavo.
Con Brera c'era un rapporto di simpatia che negli anni settanta si
rafforzo' ancora di più. Ho sempre pensato che fosse un tifoso del
Cagliari dello scudetto. Lui aveva molti amici in Sardegna: veniva la
domenica, e la sera si stava insieme a cena. Ricordo che al ristorante
si portava sempre le sue bottiglie di vino, perchè non si fidava di
quello che avremmo trovato.
Allora era diverso, soprattutto in nazionale, giocatori e giornalisti
facevano gruppo. Brera ci ha accompagnato per tanti anni.
E' stato un compagno
d'avventura. Quando l'Italia andava a giocare all'estero ti rendevi
conto che lui era grande, unico. Era il solo giornalista italiano a
essere intervistato dalle radio e dai giornali, era noto ovunque. Il
mio rapporto con lui non è mai finito. Quando lo
incontravo,ricordava i vecchi tempi lucidissimo. La sua scomparsa mi
ha colpito duramente. Come giornalista, come uomo di calcio, aveva
una preparazione eccezionale.
Già, io Gigi Riva, noto anche come Rombo di Tuono.
L'aveva inventata lui quella definizione che mi è rimasta addosso
per sempre. Aveva una capacità straordinaria di affibiarti
aggettivi, di darti un nome particolare. Era talmente bravo che
azzeccava subito l'invenzione giusta: senza lasciare possibilità
agli altri di crearne un altro. Anche per questo era il migliore".
Gigi Riva