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"QUANDO MI CHIAMO' ROMBO DI TUONO"
Repubblica 20-21 Dicembre 1992


" La mia storia con lui comincio'nel '66. L'Italia giocava a Parigi contro la Francia, era la prima partita da titolare. Avevo esordito qualche tempo prima contro l'Ungheria a Budapest. Facemmo 0-0: il giorno dopo sulle pagelle Brera mi dette un 5. Aveva scritto che dovevo crescere. Aveva ragione lui, avevo poco più che vent'anni, di strada dovevo farne ancora molta. Avevamo stima l'uno dell'altro: dopo quel 5 tante volte mi avrebbe aiutato dandomi un volto più alto di quello che effettivamente meritavo.

Con Brera c'era un rapporto di simpatia che negli anni settanta si rafforzo' ancora di più. Ho sempre pensato che fosse un tifoso del Cagliari dello scudetto. Lui aveva molti amici in Sardegna: veniva la domenica, e la sera si stava insieme a cena. Ricordo che al ristorante si portava sempre le sue bottiglie di vino, perchè non si fidava di quello che avremmo trovato. Allora era diverso, soprattutto in nazionale, giocatori e giornalisti facevano gruppo. Brera ci ha accompagnato per tanti anni.

E' stato un compagno d'avventura. Quando l'Italia andava a giocare all'estero ti rendevi conto che lui era grande, unico. Era il solo giornalista italiano a essere intervistato dalle radio e dai giornali, era noto ovunque. Il mio rapporto con lui non è mai finito. Quando lo incontravo,ricordava i vecchi tempi lucidissimo. La sua scomparsa mi ha colpito duramente. Come giornalista, come uomo di calcio, aveva una preparazione eccezionale.

Già, io Gigi Riva, noto anche come Rombo di Tuono. L'aveva inventata lui quella definizione che mi è rimasta addosso per sempre. Aveva una capacità straordinaria di affibiarti aggettivi, di darti un nome particolare. Era talmente bravo che azzeccava subito l'invenzione giusta: senza lasciare possibilità agli altri di crearne un altro. Anche per questo era il migliore".

Gigi Riva
 


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