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"Brera, la poesia dei pioppi e l'onore del frigo dei gelati"

CORRIERE.IT 30/4/99 Rubrica "Italians"

Caro Severgini,
approfittando della polemica che in questi giorni gira per Milano, vorrei chiederle un suo pensiero su Gianni Brera. Sbaglio o è un tema o un personaggio di cui non ci ha mai parlato (scritto)? Eppure mi sembra molto strano che le sia passato vicino senza lasciare traccia. Non mi dica che nei "tempi morti" di piazza Novelli non era bello leggere "quel" Guerin Sportivo, e quell' "Arcimatto". Io aspettavo il martedì con ansia. A proposito: io sono per l'Arena. Le cronache di Brera sull'atletica sono rimaste insuperate.
Grazie,
Silvano Lissoni, slissoni@sasatex.it

Caro Lissoni,
ho conosciuto Gianni Brera solo una volta, di sfuggita, al Giornale di Montanelli. Ma ho letto molto di quello che ha scritto, e conosco bene il suo biografo, Andrea Maietti da Lodi. Le parti che mi piacciono di più sono quelle lombarde ("bassaiole", avrebbe detto lui). Brera aveva capito la poesia dei fiumi, dei pioppi e delle tovaglie, e riusciava a trasmetterla. Ti consiglio, a questo proposito, "Storie dei lombardi" (Baldini & Castoldi, 1993). Ho letto che qualcuno, in consiglio comunale a Milano, ritiene inopportuno dedicare uno stadio o un palazzetto al Gran Lombardo, "che in fondo era solo un giornalista". Dimenticando che quel giornalista ha fatto di più per la lettura di tanti cosiddetti scrittori (ai quali sono intitolate vie e piazze). Prima di leggere i suoi libri, ricordo, leggevo gli articoli di Brera sul "Giorno", che campeggiava sul frigo dei gelati al caffè Garibaldi di Crema (anni 1972-77). Un giornalista cui tocchi l'onore del frigo dei gelati, e l'attenzione di una banda di diciottenni, è un fuoriclasse.

Beppe Severgnini

 


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